mercoledì 2 aprile 2014

Poesia

Non ci stava, quindi la metto qui. Per i nuovi lettori rimando all'articolo precedente per capire il nesso logico.

Questa notte ho sognato

Questa notte ho sognato
Di stelle e di paradiso
Nell'alto dei cieli
Ove i ricordi si staglian sereni
Tra gli uccelli giocosi
Cadon fecondi pensieri sulla gente
Cadon funesti sull'ira degli umani
Cadono ancora, sempre più giù

Cadendo portan con sé
Polveridi stelle
La polvere luccica
Come lucciole d'estate
Onde il cor sereno non si ritira

Lasciati portare via dalle stelle
In un sogno che non finirà
Il mattino non arriverà
Il lavoro non giungerà
Le stelle si impossessano di te
Giocano ti dividono tra esse
In una festa che pare
Non avere fine

Ma come tutti i sogni
Si spezzan d'un tratto
D'un tratto anche questo sogno si spezzò
Cadesti al suolo e ti frantumasti
Ma le stelle ti riportaron lassù

Io non so cosa ci sia lassù
Le stelle si vedon, ma nulla di più
Cade leggera la pioggia serena
Porta con se scaglie di cielo
Blu come lei
Fredde come lei
Ma limpide e spensierate
Onde non ci si spaura
E fiere selvagge non tengono in giogo
In un mondo senza vento
Senza vento e senza vita
Perché la vita è già esistita
E solo dolore ha portato

Nella notte divina
In cui le stelle vengono a fare conto
Alle nuvole della pioggia
Io mi ribellai
Perché tanto di stelle in ciel sereno
Io non potevo capire
Quel giorno troppo fu il sole
E nessuna nuvola in cielo
Non potevo non capire
Non potevo farmi sfuggire
L'attimo struggente
Che passa e più non ritorna
Troppe volte nella vita
Mi è già capitato


E il sogno più non finì
Senza titolo

Mi piacerebbe, in questo blog, come forse avrete intuito, parlare anche di letteratura.
Io ho provato a scrivere qualcosa, potremmo conoscerci vicendevolmente e appassionarci l'un l'altro alle scritture.
Potremmo darci consigli, fare piccole gare di scrittura, e magari aprire un piccolo forum, nel quale discutere di tutto, insomma, potremmo divertirci e unire l'utile al dilettevole.
Per questo, come al solito siete invitati a rilasciare commenti.
Qui sotto metto un piccolo estratto, chi ha voglia può leggerlo e valutarlo. Incollo proprio questo testo perché è molto particolare e differisce dagli altri testi che io sono solito scrivere. Anche di quelli arriverà il momento di discutere.
Potrò essere completamente attivo e assicurare almeno due articoli a settimana dal 19 giugno in poi, che mi si liberano un bel po' di ore di lavoro. Avrò anche più tempo per scrivere le mie storie.
Voi nel frattempo, nei commenti, potreste suggerirmi di che cosa scrivere, scienza, tecnologia, grammatica, è tutto ben accetto. Ovviamente poi dovrò valutare se sono capace di scrivere a riguardo di quell'argomento. Comunque non ci preoccupiamo prima del tempo, iniziamo a vedere un po' di commenti e poi se ne riparlerà, anche dell'ambizioso progetto forum, che da ora mettiamo in cantiere, come quello della newsletter.
Dopo il mio testo incollo anche una piccola poesia che ho scritto velocemente stasera. La poesia non è in rima: non mi interessava, questa volta.


SENZA TITOLO
~




Introduzione

Lasciatevi avvolgere da Senza Titolo, mangiatene quanto volete e lasciatevi mangiare.
Amatelo, odiatelo, ma non potete fare a meno di leggerlo, e se provate a riporre il libro nel cassetto, i fatti di Senza Titolo inizieranno a fare parte della vostra vita quotidiana.
Rispettate Senza Titolo, siate succubi di lui perché così devono andare le cose, non in senso fatalistico, ma questo è il libro, e non ce ne sono altri prima di lui.
Non ci sarà bisogno di leggerlo, saranno i vostri occhi ad andare in automatico, lasciatevi guidare, non fermatevi, non commentate, leggete, tutto d'un fiato.
Non insultate Senza Titolo, o lui non vi perdonerà.

Senza Titolo
















Capitolo primo

Era una notte buia e tempestosa e Mario stava rincasando.
Quante volte avete sentito la frase “era una notte buia e tempestosa”? Troppe, troppe, no, no, così non va assolutamente bene, bisogna cambiare, bisogna cambiare subito.

Correva l'anno 1937 e Mario(Un nome comune che rappresenta tutti) stava rientrando, ma ad un certo punto la bici gli si blocca. Fermati ora, fermati subito, sembrava avere capito Mario, ma chi poteva essere, non c'era nessuno, non è possibile, non siamo in un fulm dell'orrore, questa è la realtà, è la realtà, e forse sto solo sognando, si ripeteva Mario. Così Mario iniziò a schiaffergiarsi, finché non dovette smettere.
Un mostro, un mostro apparì davanti ai suoi occhi. Che mostro fosse lui non ne aveva la piùpallida idea, sapeva solo che era una creatura ripugnante, con un odore ripugnante, e talmente ripugnante alla vista che lui non si è più voluto girare per capire qualcosa di più su questa creatura.
No, non può finire così la mia vita, ma la creatura continuava ad inseguirlo, lui correva, correva, correva col cuore in gola. Si fermò a riprendere fiato, respirò profondamente, ma il mostro gli fu vicino, allora Mario riprese a correre alla massima velocità, ma non ebbe più energie per sostenere la corsa, cadde a terra, svenuto.
Di lui gli altri non seppero più nulla, ma lui seppe di lui, lui non seppe invece degli altri, dove erano andati a cacciarsi, proprio quando servivano. Per la miseria, maledizione, sempre così.






Capitolo secondo

Non sarà un po' breve come primo capitolo?
Be', può anche essere, però è pieno di eventi.
Non direi proprio, si può riassumere così: un uomo inseguito da una bestia cadde svenuto e non si seppe più nulla di lui.
E' un buon riassunto.

Perché sono sempre così incomprensibili i geni? Ma quello secondo te è un capitolo di quello che potrebbe essere un prossimo Best Seller?
Be', no, ma la scrittura è... molto soggettiva.
Qualcuno che mi dia ragione mai, eh?
Scusami, è che la lettura di quella breve paginetta mi ha preso anche a me, insomma, a me importa il seguito, che me ne frega di leggere ottomila pagine per raccontare un piccolo fatto? L'importante è il seguito, l'importante è che abbia una bella trama, e questo si vedrà dopo, che mantenga il suo stile, però.
Speriamo.

Perché le passioni fanno sempre così tanto soffrire?
Io urlo alle passioni, perché non ho ancora capito se esse sono positive o negative. E poi, che linguaggio mondano e istruito al tempo stesso che uso, positive o negative, ma che razza di parole sarebbero?
Bah, io proprio non mi capisco. E poi io chi sono? Sto scrivendo?
Sono qualcuno? C'è un autore reale ed un autore implicito come in tutti i libri normali?
Ah, già, quasi dimenticavo, sono Senza Titolo.
Insomma, così è come se un nome ce l'avessi, non vi pare?
Io non pretendo, io esigo, non in senso fatalistico, ma funziono così, come un magnete, attiro verso di me certe cose, ma lo faccio per natura, non perché io sia cattivo od altro.
E poi sì, perché no? Io sono anche cattivo, e sono buono, e sono di tutto, dipende da come mi trasformo sul momento.
Potrei raccontarvi una storia come non è in realtà per divertimento, oppure semplicemente perché la mia forza, involontaria come quella del magnete mi ha detto di fare così.
Insomma, se vi faccio del male vi chiedo perdono.
Vi chiedo perdono per essermi scritto, ma dovevo pur avere una parvenza di reale, no? Perché con la sola immaginazione non si può vivere in alcun modo.
E poi la colpa è anche vostra che avete preso in mano questo libro, ma ora, ora sì, bisogna andare fino in fondo alla questione.
Io sono Senza Titolo, e risolvere le questioni è il mio secondo nome.






















Capitolo terzo

La domanda non è chi sono io, ma dove devo stare.
In fondo l'essere non è importante, perché se hai lo spazio, e hai il tempo stai, così, senza bisogno di altri fronzoli.
Certo, esistere non so se sia una benedizione od una maledizione e se il posto in cui vivo è pure confortevole, allora siamo a cavallo.
Se ci fosse però un altro posto, io sognerei quel posto, e ci andrei, il più presto possibile senza farmi troppe domande.
Ma quel posto potrebbe non essere migliore, anzi, potrei andare a stare peggio.
E allora me ne rimango nel mio spazio, in un posto del quale non conosco neppure il nome. Tanto i nomi fanno parte dell'essere, e alla fine, l'essere, che importanza ha?

Mi stufo in fretta, dei miei capitoli, devo andare avanti. Raccolti i miei pensieri, ogni volta che li rileggo mi sembrano sempre più orribili, e penso di essere negato, per i pensieri, quindi vado avanti e me ne frego, in quel circolo vizioso che mi porta a produrre altri pensieri e a disgustarli. E così ne accumulo; li accumulo per odiarli, perché anche questo può essere divertente. Insomma, quante volte per dell'odio si sono risolte per sempre delle questioni? Sì, certo, non sempre si sono risolte bene, ma almeno si sono risolte. E' già qualcosa, non vi pare?









Capitolo quarto

Ahmed era un bambino insolito e scontroso, e non passava giorno nel quale lui non avesse litigato con qualcuno.
In un certo senso quasi si divertiva, lui amava la letteratura, amava esprimersi, amava le lingue, e tutte le volte si divertiva facendosi le sue ragioni, anche se ragione non l'aveva quasi mai.
Voleva proprio sorprendere la persona con cui litigava, e i litigi li studiava prima, e poi cercava di riprodurli così come se li era immaginati.
Quindi studiava, studiava tanto per farsi una cultura non indifferente, cosicché nei suoi litigi lui potesse fare alte citazioni di personaggio importanti, e anche meno importanti, tanti ne conosceva.
Litigava sempre con persone diverse, perché dopo un po' con la stessa persona finiva per litigare sugli stessi argomenti.

Vada in bando ogni tormento
Ecco riede il secol d'oro
Giocosi scherzan fra loro
Innocenza e Libertà

La virtù non move guerra
Ai diletti onesti e belli
Colà in ciel nacquero gemelli
Il Piacere e la Virtù

Poi Parini, Parini gli piaceva da morire, cercava sempre di fare sue citazioni, ma non era affatto facile, eh. Parini scriveva su di cose delle quali è difficile discutere nella vita quotidiana.

Vedete, anche qui sta l'arte del litigare, trarre qualcosa dall'intraibile e cercare di collegarlo come possibile, perché anche fare collegamenti è arte”.
Chi è Banana Yoshimoto


Secondo me, tutti, almeno una volta nella vita dovrebbero leggere qualcosa di Banana Yoshimoto.
E' la mia scrittrice preferita, e ha conquistato il pubblico italiano con Kitchen, edito nel 1991 da Feltrinelli, in prima traduzione mondiale.
E' una scrittrice piena di idee, che tra l'altro, leggendola, mi è parso abbia un modo di ragionare simile al mio. E' la prima che trovo. Ma non mi piace solo per questo. Mi piace perché lei i pensieri li sa scrivere, e io no, non so come spiegarvi, i suoi libri mi sembrano "Dio che si fa libro", mi sembrano libri perfetti,c he non hanno bisogno di essere toccati.
Lei stessa dice che i suoi libri devono essere migliorati, e al termine di un suo libro bellissimo scrive:"Rileggendo questi saggi, mi accorgo quanto io sia negata per la saggistica". Negata o non negata io, che mi annoio molto facilmente, non ho trovato una parola da sostituire.
E poi l'importante è lasciare dei valori morali.
In una società in cui tutto scorre velocemente, in cui non c'è mai tempo per fare nulla, figuriamoci il tempo di leggere, i suoi libri sono brevi e scorrevoli, e ognuno ti lascia qualcosa.
Se non avete paura di imparare, ascoltate ciò che ho da raccontarvi...

Fermarsi alle apparenze: il nome
Molti si fermano alle apparenze, e l'apparenza più apparente è sicuramente quella del nome.
In decine di discussioni mi sono sentito ripetere frasi del tipo: "Piacere, Davide" "Piacere, Banana" ma dai, come si fa a prendere questa persona sul serio?!
Hanno ipotizzato di tutto sul suo nome.
Adesso analizzeremo i casi, ma in realtà non ha senso: perché ci dobbiamo fare i fatti della sua vita personale. Ma saranno un po' affari suoi?!
Comunque, a scanso di equivoci ecco tutto: all'inizio di pensava volesse fare dispetto al padre, forse il più grande filosofo giapponese del 1900, tra l'altro morto da poco, alla fine del 2012, si chiamava Takahaki Yoshimoto ed era una persona di grande prestigio. La figlia in realtà si chiama Mahoko, ma ha scelto un pseudonimo, impossibile per fare dispetto al padre, persona che lei ha sempre stimato molto e alla quale ha anche dedicato alcuni suoi libri.
E allora perché ha deciso di chiamarsi Banana? Tra l'altro devo ricordarvi che in giapponese banana significa proprio banana. In realtà ha preso il nome dal red banana, un fiore che cresce sull'isola di Okinawa, isola dal clima mite nel sud del Giappone. Da un nome alternativo di tale fiore, prende il nome anche Basho, forse il più grande poeta giapponese mai esistito, che si è annegato ubriaco nel fiume giallo cercando di catturare la luna riflessa sull'acqua.
Banana infatti, con questo nome, si è autoaugurata di diventare una scrittrice grande almeno quanto Basho(Sperando però di non fare la stessa fine ;) ).

La sua vita
Sposata con un musicista e avente un figlio che sta iniziando le scuole elementari, Banana nasce a Tokyo 50 anni fa dal padre Takahaki, filosofo, e la madre, che ha dei problemi mentali.
I problemi mentali della madre si aggravano in particolar modo dopo una rapina a mano armata da parte dei ladri. Non vi sono ripercussioni, fisiche e la famiglia rimane completamente illesa, tuttavia la madre non guarirà mai del tutto dallo shock. Il padre, da buon marito, spende tutti i suoi soldi per le costosissime cure mediche, finché la madre non torna a stare relativamente bene.
Takahaki non può rinunciare ai suoi libri e alle sue serie di polizieschi la sera, per il resto, è un padre tutto lavoro- famiglia, attento al benessere dei suoi famigliari.
Banana, con una sorella di pochi anni più grande, ora mangaka piuttosto importante, crebbe in fretta, tuttavia dopo i 12 anni cade in depressione, guarirà, incredibile ma vero, guardando il film Suspiria, sì, proprio quello di Dario Argento.

Il mio antidepressivo è Dario Argento

Guarita dalla depressione, inizia ad interessarsi dei libri di King, specialmente le sue storie non horror e poi inizia a lavorare come cameriera in un golf club.
Durante questo periodo inizia a scrivere, ed intorno ai trent'anni pubblica il suo primo libro, Kitchen, romanzo sulla solitudine giovanile, in un crescendo tragicomico di ambiguità, scriverà Amitrano, il suo traduttore di fiducia sulla quinta di copertina della traduzione.
Insomma, da li Banana non si ferma più e in due anni scrive circa 7 libri, lasciando il suo lavoro. Il datore capisce la sua situazione, e i due resteranno amici, fino a che lui non morirà di cancro.


Cosa scrive Banana?
La Yoshimoto ha uno stile del tutto particolare, indefinibile, e non scrive generi precisi, ma si affida a quel che ha voglia di scrivere.
Nei suoi libri scrive mettendo elementi della sua vita quotidiana. Scrive storie completamente innovative, di fantasia, che il suo traduttore manterrà in uno stato di freschezza dopo latraduzione, cercando di conservare il suo stile, e riuscendoci al meglio.
Amitrano, professore di lingue orientali all'università di Napoli, conoscerà di persona Banana, quando Banana venne in Italia per il premio maschera d'argento. In realtà poi tornerà in Italia per altri premi ancora.
Dario Argento anche avrà il piacere di fare la sua conoscenza, a Milano. I due instaurano un ottimo rapporto di amicizia. Banana, anni più tardi scriverà A proposito di lei, romanzo tratto da uno dei film di Dario Argento, e proprio a lui dedicato.


Insomma, ho avuto la possibilità di dirvi veramente poche cose sul conto di Banana, ma poi, lette tutte insieme senza immagini, senza arricchimenti, mi rendo conto che possano risultare noiose.
Se siete arrivati a leggere fino a qua, vi devo davvero ringraziare, se poi, con questo post avessi convinto qualcuno a leggere Banana, ne sarei soddisfattissimo.

NB   Su internet si trova di tutto. Fatevi consigliare il libro da leggere, ma leggetelo, almeno provatelo, vi pentirete di non avere mai letto i libri di quest'autrice. Chi la conosce, Banana, la sua scrittura piace, il problema è inquadrarla ed iniziarla a leggere. In questo articolo ho dato un primo approccio alla lettura della stessa.

Su Ebay trovate dei suoi libri a poco prezzo, e anche in librerie poco fornite potrete trovarne. I suoi libri costano poco, 6 o 7 euro e sono quasi tutti stati pubblicati dall'Universale Economica Giangiacomo Feltrinelli.

Se digitate su google aforismi di Banana Yoshimoto, potrete interessarvi velocemente a questa scrittrice; in questo post non ho messo molte sue citazioni perché sennò il post diventava troppo lungo e nessuno l'avrebbe letto, e già non so quanti l'avranno letto tutto.

Chi l'ha letto è pregato di commentare per le ragioni indicate agli articoli precedenti.
SUNTO DI PEDAGOGIA ADOLESCENZIALE

Davide Fassola









Alle persone che ammiro


























A mo' di premessa

Sono tanti i misteri dell'Universo. La pedagogia è uno di questi. Ci sono sì i pedagoghi, ma, citando Daniel Pennac in Diario di scuola “Che pedagoghi eravamo quando non eravamo pedagoghi!”. Questo è il testo di un intero capitolo del libro.
Ci sono stati e ci sono tuttora diversi studiosi di pedagogia, ma molti suoi aspetti rimangono ancora celati nel mistero. Questo saggio non ha l'obiettivo di chiarire queste idee, ma di analizzare una situazione ed alcuni punti di vista.
Quale modo per scrutare meglio i pensieri di un ragazzo se non quello di guardare il suo account facebook? Tranne che per i ragazzi timidi i caratteri passano attraverso lo schermo traslucido e contribuiscono a creaci un'idea della persona in questione.
Chiaramente affidarsi solo ad una singola fonte, per quanto rilevante essa possa essere, non è certo sufficiente, Bisogna scavare più a fondo. L'unico modo è conoscere bene la persona designata per l'analisi.
In questo saggio verrà analizzata una persona che io stimo molto, e che venendo a conoscenza di quest'ultima mi si sono aperti nuovi orizzonti e per questo la devo ringraziare. Ci sono modi e modi. Io sarei assai felice se mi donassero un documento su di me scritto di getto, per pura ammirazione, o anche semplicemente una storia dedicata a me. Con il presente non sono sicuro di fare piacere alla persona, se io sapessi tutto di pedagogia forse potrei capirlo subito.
Mi piacerebbe scrivere quasi poetico, con un linguaggio colto e specifico, ma purtroppo le mie conoscenze non mi permettono di dare il meglio. Prego pertanto i signori lettori ad avere pazienza quando darò mostra dei miei pessimi difetti.
Arricchisco il testo di frasi informali per recuperare l'attenzione del lettore e rendere meno nojosa la mia scrittura.
Grazie per la comprensione,
l'autore
























Ruiz

Scusami, era solo una bat-tuta” facendo riferimento all'abito che indossavo.
Forse un bambino avrebbe riso, ma io no” rispose freddo ma non troppo lui.

Questo è un pezzo di discussione che mi è capitato questa sera. Io penso che per vivere con i leoni bisogna vivere da leoni. Così per adattarsi alle persone. Ma ci sono caratteri troppo differenti, che non possono essere in alcun modo messi a confronto e quindi le due persone non si possono adattare in maniera accondiscendente. A me spiace che io e Ruiz siamo fatti così, ma non me la sento di adattarmi in maniera tale da perdere la mia essenza.
Lui forse è una persona troppo intelligente per me. Si capisce dai suoi pensieri, dal suo modo di parlare, dalle cose che-banalmente- fa.
E se si scava un po' più a fondo possono emergere nuovi elementi, come già detto.
E allora a noi non ci resta che scavare. Ecco cosa scrive sul social Facebook.

anche se la vita è una sola bisogna fruttarla bene perchè non si vivrà per una seconda volta

Considerando che questa è la prima cosa che ha messo di sé su facebook, be', non è da tutti. Chiaramente non essendo di madrelingua italiana troveremo alcuni errori, ma non importa.
Si augura quindi di vivere una vita all'insegna della salute e del rispetto del tempo, dato che si vive una sola volta.
Citare qualcosa che lui pensa, anche in un banale discorso può rivelarsi un qualcosa di molto gradito. E questo vale con quasi tutte le persone. Come in tutte le cose non bisogna però eccedere.

è megli sprecare 1 mn della vita che la vita in un mn

Questo è un pensiero che ha pubblicato subito dopo il primo. Da esso, senza conoscere la persona che lo pensa, emerge che la vita va vissuta con calma, cioè che la vita non va vissuta in un minuto, mentre, conoscendo il soggetto, che ha pubblicato la frase subito dopo la prima, che augurava una vita piena di eventi, la frase cambia totalmente significato.
Questa è la prima applicazione pratica dei concetti che abbiamo fissato in questa “lezione”.

mia madre oggi mi hadetto "non ti voglio vedere piu davanti alla TV" e io le ho risposto "allora non guardarmi"

Qui invece abbiamo un episodio ironico, un ironia che poi questa persona andrà perdendo. L'ironia, purtroppo e menomale, è un elemento che cambia parecchio nel corso di singoli mesi. Ad esempio prendiamo il diario di Anne Frank. In questo una parte narra delle liti di Anne con la sorella e delle sue rime mestruazioni. Più avanti commenterà quello che ha scritto come immorale e si vergognerà di averlo scritto. Quindi non solo l'ironia varia. Nei soggetti più intelligenti vi è una tendenza a cambiare spesso nel corso del tempo, ma per concetti propri, non per le influenze subite, o meglio: non sempre.