mercoledì 2 aprile 2014

Senza titolo

Mi piacerebbe, in questo blog, come forse avrete intuito, parlare anche di letteratura.
Io ho provato a scrivere qualcosa, potremmo conoscerci vicendevolmente e appassionarci l'un l'altro alle scritture.
Potremmo darci consigli, fare piccole gare di scrittura, e magari aprire un piccolo forum, nel quale discutere di tutto, insomma, potremmo divertirci e unire l'utile al dilettevole.
Per questo, come al solito siete invitati a rilasciare commenti.
Qui sotto metto un piccolo estratto, chi ha voglia può leggerlo e valutarlo. Incollo proprio questo testo perché è molto particolare e differisce dagli altri testi che io sono solito scrivere. Anche di quelli arriverà il momento di discutere.
Potrò essere completamente attivo e assicurare almeno due articoli a settimana dal 19 giugno in poi, che mi si liberano un bel po' di ore di lavoro. Avrò anche più tempo per scrivere le mie storie.
Voi nel frattempo, nei commenti, potreste suggerirmi di che cosa scrivere, scienza, tecnologia, grammatica, è tutto ben accetto. Ovviamente poi dovrò valutare se sono capace di scrivere a riguardo di quell'argomento. Comunque non ci preoccupiamo prima del tempo, iniziamo a vedere un po' di commenti e poi se ne riparlerà, anche dell'ambizioso progetto forum, che da ora mettiamo in cantiere, come quello della newsletter.
Dopo il mio testo incollo anche una piccola poesia che ho scritto velocemente stasera. La poesia non è in rima: non mi interessava, questa volta.


SENZA TITOLO
~




Introduzione

Lasciatevi avvolgere da Senza Titolo, mangiatene quanto volete e lasciatevi mangiare.
Amatelo, odiatelo, ma non potete fare a meno di leggerlo, e se provate a riporre il libro nel cassetto, i fatti di Senza Titolo inizieranno a fare parte della vostra vita quotidiana.
Rispettate Senza Titolo, siate succubi di lui perché così devono andare le cose, non in senso fatalistico, ma questo è il libro, e non ce ne sono altri prima di lui.
Non ci sarà bisogno di leggerlo, saranno i vostri occhi ad andare in automatico, lasciatevi guidare, non fermatevi, non commentate, leggete, tutto d'un fiato.
Non insultate Senza Titolo, o lui non vi perdonerà.

Senza Titolo
















Capitolo primo

Era una notte buia e tempestosa e Mario stava rincasando.
Quante volte avete sentito la frase “era una notte buia e tempestosa”? Troppe, troppe, no, no, così non va assolutamente bene, bisogna cambiare, bisogna cambiare subito.

Correva l'anno 1937 e Mario(Un nome comune che rappresenta tutti) stava rientrando, ma ad un certo punto la bici gli si blocca. Fermati ora, fermati subito, sembrava avere capito Mario, ma chi poteva essere, non c'era nessuno, non è possibile, non siamo in un fulm dell'orrore, questa è la realtà, è la realtà, e forse sto solo sognando, si ripeteva Mario. Così Mario iniziò a schiaffergiarsi, finché non dovette smettere.
Un mostro, un mostro apparì davanti ai suoi occhi. Che mostro fosse lui non ne aveva la piùpallida idea, sapeva solo che era una creatura ripugnante, con un odore ripugnante, e talmente ripugnante alla vista che lui non si è più voluto girare per capire qualcosa di più su questa creatura.
No, non può finire così la mia vita, ma la creatura continuava ad inseguirlo, lui correva, correva, correva col cuore in gola. Si fermò a riprendere fiato, respirò profondamente, ma il mostro gli fu vicino, allora Mario riprese a correre alla massima velocità, ma non ebbe più energie per sostenere la corsa, cadde a terra, svenuto.
Di lui gli altri non seppero più nulla, ma lui seppe di lui, lui non seppe invece degli altri, dove erano andati a cacciarsi, proprio quando servivano. Per la miseria, maledizione, sempre così.






Capitolo secondo

Non sarà un po' breve come primo capitolo?
Be', può anche essere, però è pieno di eventi.
Non direi proprio, si può riassumere così: un uomo inseguito da una bestia cadde svenuto e non si seppe più nulla di lui.
E' un buon riassunto.

Perché sono sempre così incomprensibili i geni? Ma quello secondo te è un capitolo di quello che potrebbe essere un prossimo Best Seller?
Be', no, ma la scrittura è... molto soggettiva.
Qualcuno che mi dia ragione mai, eh?
Scusami, è che la lettura di quella breve paginetta mi ha preso anche a me, insomma, a me importa il seguito, che me ne frega di leggere ottomila pagine per raccontare un piccolo fatto? L'importante è il seguito, l'importante è che abbia una bella trama, e questo si vedrà dopo, che mantenga il suo stile, però.
Speriamo.

Perché le passioni fanno sempre così tanto soffrire?
Io urlo alle passioni, perché non ho ancora capito se esse sono positive o negative. E poi, che linguaggio mondano e istruito al tempo stesso che uso, positive o negative, ma che razza di parole sarebbero?
Bah, io proprio non mi capisco. E poi io chi sono? Sto scrivendo?
Sono qualcuno? C'è un autore reale ed un autore implicito come in tutti i libri normali?
Ah, già, quasi dimenticavo, sono Senza Titolo.
Insomma, così è come se un nome ce l'avessi, non vi pare?
Io non pretendo, io esigo, non in senso fatalistico, ma funziono così, come un magnete, attiro verso di me certe cose, ma lo faccio per natura, non perché io sia cattivo od altro.
E poi sì, perché no? Io sono anche cattivo, e sono buono, e sono di tutto, dipende da come mi trasformo sul momento.
Potrei raccontarvi una storia come non è in realtà per divertimento, oppure semplicemente perché la mia forza, involontaria come quella del magnete mi ha detto di fare così.
Insomma, se vi faccio del male vi chiedo perdono.
Vi chiedo perdono per essermi scritto, ma dovevo pur avere una parvenza di reale, no? Perché con la sola immaginazione non si può vivere in alcun modo.
E poi la colpa è anche vostra che avete preso in mano questo libro, ma ora, ora sì, bisogna andare fino in fondo alla questione.
Io sono Senza Titolo, e risolvere le questioni è il mio secondo nome.






















Capitolo terzo

La domanda non è chi sono io, ma dove devo stare.
In fondo l'essere non è importante, perché se hai lo spazio, e hai il tempo stai, così, senza bisogno di altri fronzoli.
Certo, esistere non so se sia una benedizione od una maledizione e se il posto in cui vivo è pure confortevole, allora siamo a cavallo.
Se ci fosse però un altro posto, io sognerei quel posto, e ci andrei, il più presto possibile senza farmi troppe domande.
Ma quel posto potrebbe non essere migliore, anzi, potrei andare a stare peggio.
E allora me ne rimango nel mio spazio, in un posto del quale non conosco neppure il nome. Tanto i nomi fanno parte dell'essere, e alla fine, l'essere, che importanza ha?

Mi stufo in fretta, dei miei capitoli, devo andare avanti. Raccolti i miei pensieri, ogni volta che li rileggo mi sembrano sempre più orribili, e penso di essere negato, per i pensieri, quindi vado avanti e me ne frego, in quel circolo vizioso che mi porta a produrre altri pensieri e a disgustarli. E così ne accumulo; li accumulo per odiarli, perché anche questo può essere divertente. Insomma, quante volte per dell'odio si sono risolte per sempre delle questioni? Sì, certo, non sempre si sono risolte bene, ma almeno si sono risolte. E' già qualcosa, non vi pare?









Capitolo quarto

Ahmed era un bambino insolito e scontroso, e non passava giorno nel quale lui non avesse litigato con qualcuno.
In un certo senso quasi si divertiva, lui amava la letteratura, amava esprimersi, amava le lingue, e tutte le volte si divertiva facendosi le sue ragioni, anche se ragione non l'aveva quasi mai.
Voleva proprio sorprendere la persona con cui litigava, e i litigi li studiava prima, e poi cercava di riprodurli così come se li era immaginati.
Quindi studiava, studiava tanto per farsi una cultura non indifferente, cosicché nei suoi litigi lui potesse fare alte citazioni di personaggio importanti, e anche meno importanti, tanti ne conosceva.
Litigava sempre con persone diverse, perché dopo un po' con la stessa persona finiva per litigare sugli stessi argomenti.

Vada in bando ogni tormento
Ecco riede il secol d'oro
Giocosi scherzan fra loro
Innocenza e Libertà

La virtù non move guerra
Ai diletti onesti e belli
Colà in ciel nacquero gemelli
Il Piacere e la Virtù

Poi Parini, Parini gli piaceva da morire, cercava sempre di fare sue citazioni, ma non era affatto facile, eh. Parini scriveva su di cose delle quali è difficile discutere nella vita quotidiana.

Vedete, anche qui sta l'arte del litigare, trarre qualcosa dall'intraibile e cercare di collegarlo come possibile, perché anche fare collegamenti è arte”.

Nessun commento:

Posta un commento